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"In l'Austraglia per tentare la sua fortuna"

Figlie di una terra matrigna, tanto bella quanto avara di frutti, le popolazioni delle valli ticinesi sono sempre state confrontate con il fenomeno dell'emigrazione. La partenza di un gran numero di Ticinesi verso terre lontane ha però raggiunto un picco attorno alla metà del XIX secolo, in coincidenza con un periodo in cui una serie di malaugurati avvenimenti (quali le inondazioni, gli scarsi raccolti, il blocco economico e l'espulsione dei Ticinesi dalla Lombardia austriaca), ha reso ancora più precarie le condizioni di vita nella nostra regione. In questa plumbea atmosfera la notizia della scoperta dell'oro in Australia, peraltro sapientemente propagandata dalle società di navigazione che lucravano sul trasporto degli emigranti, ha spinto un gran numero di Ticinesi a lasciare il proprio paese per, come si scrive nel documento riportato accanto, "tentare la sua fortuna" sotto i cieli australiani.

In molti casi però il desiderio di partire si scontrava con la mancanza dei mezzi necessari per pagarsi il viaggio. Per questo motivo molte persone si rivolsero ai propri Comuni patriziali per chiedere un prestito. A Cevio, per esempio, il 17 aprile 1854 l'Assemblea votò un credito di 28'000 franchi da mutuare a 28 cittadini che volevano trasferirsi in Australia. Si trattava di una cifra esorbitante per la difficile situazione finanziaria dell'ente pubblico, il quale era perciò costretto a prenderla in prestito da privati o corporazioni. Quello riprodotto accanto è un esempio di uno dei numerosi obblighi conservati nell'archivio patriziale che sono stati stipulati a questo scopo: la cifra presa a prestito ammonta a 141,24 franchi e a concedere il prestito è la Cassa delle Maestranze di Linescio, rappresentata da Giuseppe Moretti.

Tratto da "Da deposito di carte vecchie a insieme di carte vive"

 

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